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Per Aspera Ad Veritatem n.8
Ecomafia I predoni dell'ambiente

Cianciullo e Fontana - Editori Riuniti, 1995





Mandato alle stampe nel 1995 dagli Editori Riunti, il breve saggio redatto da CIANCIULLO e FONTANA, entrambi giornalisti impegnati sul fronte ambientalista, raccoglie ed assembla notizie note e meno note fornendo, forse per la prima volta, un quadro d'assieme relativo all'assalto che, da parte delle organizzazioni criminali, è stato portato all'ambiente.
In primo luogo è interessante notare come il neologismo d'effetto, ecomafia, sia in realtà piuttosto recente poiché la sua coniazione risale alla fine del 1994; d'altro canto si nota come in realtà il problema fosse, anche in precedenza, sotto gli occhi di tutti senza che però gli elementi di cui si era in possesso venissero assemblati ed analizzati nella nuova visione d'assieme che ne discende.
In estrema sintesi, la tesi che gli autori fanno propria è che la risposta da parte statuale, vuoi per una sottovalutazione del problema, vuoi anche per un intreccio che, a volte, si è verificato tra interessi criminali e potere costituito, ha subito dei forti ritardi che, a loro volta, hanno contribuito all'accrescimento del potere delle "ecomafie" ed al conseguente degrado ambientale. Di più, viene fatto notare come, in ossequio alla regola economica per la quale la moneta cattiva scaccia quella buona, il mercato legale sia deperito in rapporto alla crescita di quello criminale.
Ciò che catalizza immediatamente l'interesse è anche l'attenzione, che con classica visione di stampo giornalistico, viene prestata alle date permettendo così al lettore di avere ben distinti i diversi passaggi attraverso i quali si è giunti all'attuale consapevolezza del problema. Sino al 1989, infatti, i Paesi del Sud del mondo fungevano da enorme discarica mondiale, ma, a far data da allora, il problema (e la conseguente criminale soluzione) è stato affrontato in sede nazionale. Ecco che allora il Sud dell'Italia, ed in particolare i territori sottoposti al controllo della camorra, sono stati letteralmente "farciti" di rifiuti, prima normali (i cd. rifiuti solidi urbani) e poi nocivi. Lo schema seguito è stato quasi sempre lo stesso: prima si scava per acquisire la terra da risulta per le grandi opere (anche pubbliche) che interessano il territorio; in un secondo momento (questo è il passaggio interessante perché segna il momento in cui la mafia imprenditrice effettua il salto di qualità) le cave (legali ed illegali) così create vengono riempite di rifiuti permettendone così lo smaltimento (sia di quelli locali che di quelli extraregionali, aggirando in tal guisa le norme che ne prevedono lo smaltimento in sede regionale); l'intera operazione si conclude con il successivo utilizzo per scopi edilizi delle aree interessate.
Ecco quindi che il saggio si dipana in quattro capitoli che, sostanzialmente, ripercorrono i modi ed i tempi di questo assalto all'ambiente non sottacendo fatti e circostanze che, finalmente, emergono dagli atti processuali di quelle indagini che, dalla fine del 1994, hanno affrontato il problema sotto un'ottica globale.
Ma come può avvenire tutto ciò senza che, per anni, i controlli non scoprano niente, si chiedono gli autori? Semplicemente perché i "controlli" sono puramente cartacei, perché l'albo degli smaltitori non funziona e per essere iscritti in quest'albo basta "presentare una domanda nella quale si autodichiara di essere autorizzati dalla Regione di provenienza: non c'è bisogno di indicare le discariche presso le quali i rifiuti verranno smaltiti, non si devono precisare le quantità raccolte e non serve nemmeno una dichiarazione dei titolari delle discariche in cui si conferma l'accordo con la società di raccolta e trasporto". Se a ciò si aggiunge che in molti casi gli amministratori locali si sono, per così dire, tappati il naso, accontentadosi di documentazione cartacea che certificasse l'avvenuto smaltimento senza, mai, controllare che fosse realmente accaduto quanto certificato, il cerchio, a giudizio degli autori, si chiude. Si creano cioè vere e proprie "rotte cartacee per lo smaltimento dei rifiuti" ed i comuni "mandano via rifiuti e vedono tornare indietro ricevute di avvenuto smaltimento e fatture con cui si chiede il pagamento del servizio svolto".
Questa apparente semplicità dell'illecito è ciò che più colpisce il lettore; tutto ciò che segue ne è solo la logica conseguenza: lotta per il territorio (colpito più volte e, quindi, più volte redditizio), politici che lavorano per i clan ed industriali conniventi, giudici bloccati ed ambientalisti minacciati, etc. etc.; le vecchie cosche cedono il passo ad una criminalità imprenditrice che usa la ruspa al posto della lupara e le nuove vittime sono l'ambiente massacrato ed i cittadini avvelenati dalle discariche pirata.



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